Fare l’educatore cinofilo per me non significa semplicemente fornire un’educazione al cane , ma anche un lavoro complesso per portare le persone alla consapevolezza di cosa significa occuparsi di lui per tutta la sua vita. Scoprire cosa dicono i suoi sguardi, cosa dicono le sue orecchie, la sua voce, la sua coda. Capire perché si comporta diversamente rispetto alle persone che incontra o al luogo in cui si trova. Capire cosa significa essere al guinzaglio o essere libero e tanto altro ancora. L’educazione, e quindi il percorso da seguire, cambia non solo in base al cane e alla sua storia, al suo vissuto, ma prende forma ed è condizionato dal rapporto costruito con l’umano che ha a fianco. Fermarsi al cane senza conoscere e aver decifrato chi lo accompagna, dando una guida preconfezionata , è uno sbaglio enorme che porta spesso all’insuccesso dell’educazione stessa. L’obiettivo deve essere educare l’intera famiglia di cui il cane entra a far parte, perché tutto si fonda sulla relazione e sulla comunicazione.
Quindi alla domanda che spesso mi viene fatta: “un cane quando e a che età dovrebbe saper fare un seduto, un terra, un fianco oppure un invio o un riporta o quando dovrebbe iniziare ad essere educato?” io rispondo che non esiste un’età precisa ma esiste il concetto di relazione di fiducia consapevole che va creata il prima possibile. Quanto ci si impiega? Beh, questo dipende quanto sappiamo ascoltare il nostro cane e da quanto riusciamo a farci ascoltare. Una cosa di cui sono certo è che loro riescono a capirci e che ci donano tutta la loro fiducia mettendo nelle nostre mani ciò che c’è di più prezioso al mondo, la loro vita. Loro ripongono in noi una fiducia enorme e noi abbiamo il dovere di dargli in cambio la nostra, rispettando il loro essere cane, i loro tempi.
Ciò che è da costruire è quindi la relazione con il proprio cane e l’ingresso nel mondo che li circonda qualunque esso sia.
Facendo qualche esempio pratico il comportamento dell’educatore e del percorso educativo cambia a seconda dell’età, infatti un conto è costruire un percorso con un cucciolo, un altro è con un cane adulto di cui non si conosce realmente il vissuto.
L’ideale sarebbe che il cucciolo fosse “educato” ancora prima di venire al mondo, la vera educazione dovrebbe cominciare già dal privato o dall’allevamento da cui proviene. Nei circa 60 giorni di gravidanza la mamma va tenuta lontano dai vari stress e va alimentata nel modo corretto con il giusto apporto vitaminico e calorico. Se ci pensiamo, nulla di diverso da ciò che farebbe un essere umano durante la sua gravidanza. È anche molto Importante fare delle visite periodiche con ecografie per vedere lo stato dei cuccioli e farsi assistere da un esperto al momento del parto.
A questo punto il ruolo fondamentale nel periodo pre-adozione lo gioca la madre e le sue attitudini, e noi, se conosciamo le varie fasi dello sviluppo, possiamo aiutarla esponendo i cuccioli con gradualità e tempistiche adeguate, ad esperienze sensoriali di vario genere e intensità. Ad esempio nei primi quindici giorni può essere importante una esperienza tattile, magari con un piccolo cotton fioc da passare tra i polpastrelli delle quattro zampe, oppure tenere il cucciolo in braccio avvolto in un panno di diverse temperature per aiutare la termoregolazione (attenzione che a questa età il cucciolo non è in grado di regolare la sua temperatura corporea e quindi non deve mai essere tenuto a lungo lontano dalla cucciolata). Successivamente tra i 15 e i 20 giorni, fase fondamentale per i cuccioli, è importante rendere l’ambiente esterno vario , arricchendolo di stimoli, ad esempio inserendo delle bottiglie di plastica, dei pupazzi più o meno morbidi di varie forme e materiali. Ottimo è far testare al cucciolo in questa settimana anche diversi tipi di superfici e stimolare con carezze continue tutto il corpo per aumentare la loro propriocezione (con piccole carezze leggere nel senso del pelo e fino alla coda). In questa fase è importante anche stimolare l’olfatto utilizzando essenze diverse da spruzzare nell’ambiente. Successivamente, superati i 21 giorni, è fondamentale stimolare anche l’udito del cucciolo, facendogli sentire piccoli suoni, rumori di varie intensità, come ad esempio il rumore di una macchina, una musica, il clacson, il canto degli uccelli, etc.
A questo punto, dopo il primo mese di vita, è possibile esporre il cucciolo a esperienze più complesse, ad esempio facendosi rincorrere per gioco, dando loro oggetti di vario genere come palline e stracci (tutto questo solo quando siamo presenti), fargli fare un giro in macchina (facciamo sempre attenzione al parere del veterinario sulle vaccinazioni e agli incontri possibili con altri cani). Operando in questo modo a tre mesi il cucciolo è pronto per essere adottato, avendo già maturato e fatte sue esperienze positive che aiuteranno la futura famiglia.
Quello che io consiglio, dopo aver deciso di adottare un cucciolo, è di iscriverlo subito ad una Puppy Class. Non aspettare l’arrivo di un effettivo problema, ma conviene rivolgersi a degli educatori esperti per essere guidati in un percorso di esperienze positive a livello sensoriale e sociale. Generalmente nelle Puppy Class, di norma composte da un massimo di 8 cuccioli e che prevedono circa 5 o 6 incontri, vengono fatti esercizi di stimolazione sensoriale come ad esempio camminare su diverse superfici con cambio di temperature e materiali, variazioni di suoni, abituazione alla nostra voce, farla riconoscere in mezzo ad altre, incontri con oggetti particolari come ad esempio ombrelli aperti, coni, palle di diverse dimensioni, socializzazioni con la supervisione di adulti competenti, incontri con cuccioli di diverse razze e molto altro, il tutto volto ad arricchire il bagaglio di esperienze e fornire alternative comportamentali utili al futuro adulto di domani.
Diverso è invece il percorso suggerito se il cane è già adulto. In questo caso è importantissimo capire o avere notizie sul vissuto del cane e agire direttamente sulla relazione facendo esercizi mirati per comprendere il livello di consapevolezza del proprietario. Gli incontri stabiliti in base alle effettive tematiche da analizzare sono pensati per risolvere non solo il singolo problema ma soprattutto per creare la relazione con il proprietario, in modo da far conoscere alla famiglia il mondo del cane e far si che riconosca i suoi comportamenti. Il tutto con un approccio premiante e positivo, evitando di mettersi in competizione con il cane in quanto non porterebbe ad una vera educazione ma solo ad una gara a chi è più forte.
Tipicamente gli esercizi, proposti durante l’appuntamento sono di diversa natura: giochi sull’attenzione, piccoli percorsi al guinzaglio, ricerca olfattiva, contatti visivi e sonori, riporto, giochi con l’acqua, piccoli comandi, gestione dell’accesso al cibo, stimolazione degli autocontrolli e socializzazioni guidate con cani competenti. Ovviamente è fondamentale che i proprietari ripetano gli esercizi proposti in autonomia in diversi luoghi in modo da rinforzare i comportamenti.
Educare significa quindi anche insegnare alla famiglia come devono essere svolti questi esercizi dando loro strumenti efficaci, facendo far pratica diretta sia sul proprio cane che su cani già educati, mettendo in risalto una componente fondamentale per la riuscita di una buona relazione: saper comprendere la comunicazione del proprio cane in tutta la sua complessità, fatta di sguardi, movimenti di coda, rigidità corporea, pilo erezione, posizione delle orecchie, situazioni che si presentano nella quotidianità.
Il segreto di una buona riuscita non è a mio avviso la ricerca della performance e cioè l’esercizio perfetto, ma che il proprietario condivida sempre più esperienze positive con il proprio cane. Per fare questo si dovrà anche instaurare un rapporto di fiducia tra l’educatore e la famiglia, la quale dovrà mettersi in gioco e in discussione cercando di capire quanto è complesso il mondo che ruota attorno al nostro amico a quattro zampe.
Saper comunicare e trasmettere tutto questo è un compito fondamentale di un buon educatore.
Matteo Baroni
Educatore cinofilo Bologna